Psicoterapia Infantile
La psicoanalisi nacque come trattamento dei pazienti adulti affetti da isteria. La necessità di un intervento psicoterapeutico calibrato sui bambini si rivelò però impellente fin dagli esordi. Più la ricerca psicoanalitica progrediva più venivano alla luce importanti collegamenti tra le vicende biografiche precoci e i disturbi psichici dell'età adulta. Ciononostante la psicoanalisi non osò introdurre un bambino all'interno di una stanza di terapia per molti anni.
Questa frontiera fu varcata dalle pionieristiche ricerche di Melanie Klein e di Anna Freud, rispettivamente epigona e figlia di Sigmund Freud. Le due non ebbero mai opinioni convergenti e anzi il disaccordo tra loro fu profondo. Mentre la prima propugnava un tipo di intervento che agisse in modo strutturale sulle relazioni infantili, sulle pulsioni e sul conseguente sviluppo del sè, la seconda indicava nell'Io e nelle sue difese il fulcro dell'equilibrio psichico di un individuo in fase di sviluppo.
Gli attuali interventi psicoterapeutici sui bambini sono orientati a rafforzare le difese dalle angosce e a gestire le minacce del mondo esterno, in collaborazione con i genitori, al fine della tutela di un sistema psichico in strutturazione e ancora impotente. A differenza della pratica terapeutica dell'adulto in cui la parola svolge una funzione primaria, nella psicoterapia infantile si preferisce ricorrere alla dimensione ludica e non verbale, prendere dimestichezza con le emozioni e gestire le angosce manipolandole in modo simbolico tramite il gioco in un contesto sicuro e attento. Il gioco, attività primaria di un bimbo, è il modo principale attraverso il quale egli esprime, agisce e controlla il proprio mondo interiore. Dall'esito di questo incessante processo di modellazione di sè si determina l'adulto che il bambino diventerà.