"La piena maturità dell'individuo non è possibile in un sistema sociale immaturo e malato". Quando il pediatra inglese Donald Winnicott scrisse queste parole aveva in mente un idea di maturità ben precisa: maturo è l'individuo che riesce a far coesistere in modo efficace le tendenze distruttive e quelle amorose. Secondo questo autore non è possibile concepire uno sviluppo psichico sano escludendo dal corredo delle passioni umane quelle aggressive. É ovvio che queste passioni non possano essere lasciate libere in una relazione genitoriale premurosa, come neanche in una società moderna, ma in entrambi i contesti tali emozioni devono raggiungere una condizione di accogliente consapevolezza. L'accettazione dell'esistenza dell'istinto alla distruzione conduce infatti, secondo il pensiero di Winnicott e della corrente psicoanalitica Londinese, all'acquisizione del senso di colpa e del conseguente tentativo di riparazione al danno arrecato. Aggressività, Colpa, Riparazione, sono una triade di concetti che non gode di grande considerazione e che tende a essere diffusamente negata, come a dire che lo sporco va nascosto sotto il tappeto. Ciò accade contemporaneamente su più livelli: nella psiche del singolo, nel sistema familiare, nella società. Una società del pensiero positivo non può illudere l'uomo di potersi privare della dimensione "nera" del suo animo, ma ha l'obbligo di renderlo cosciente del proprio scomodo bagaglio animalesco e insegnargli a farne il miglior uso.
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Il potere della psicoterapia è nella parola. Cosa vi sia di terapeutico in esso è un argomento che 1500 caratteri non possono soddisfare esaurientemente. Già in Genesi (2, 19-20) Adamo viene incaricato di dare un nome alle creature; questo passo viene tradizionalmente interpretato come la legittimazione del dominio dell'uomo sulle altre specie viventi. Nella Grecia classica gli schiavi perdevano ogni diritto, incluo il proprio nome, che veniva sostituito arbitrariamente dal padrone, mentre nella Roma imperiale il nome gentilizio veniva conservato anche una volta ottenuta la libertà. La comparsa di un linguaggio scritto presso le civiltà mesopotamiche è indicata come data di fine della preistoria. Sul piano clinico La capacità di parola è indice del corretto sviluppo psicofisico di un bambino mentre le alterazioni o la perdita della produzione e comprensione linguistica scritta o orale sono elementi diagnostici indiscussi di un ampio ventaglio nosografico.
Nella prospettiva psicoanalitica il dominio della coscienza corrisponde al dominio del "raccontabile". Tutto ciò che, a causa del forte valore emozionale, non riesce a trovare sfogo attraverso la parola diviene oggetto di dissociazione, quindi diviene un complesso inconscio. Riallacciare i ponti con il rimosso, accompagnare la coscienza verso i luoghi inesplorati della psiche rendendoli nominabili, dare loro un nome e raccontarli, ristabilire il dominio sull'inconscio, questo è il potere terapeutico della parola. Per i culti misterici della Grecia antica Eros era il dio primigenio, da lui tutto nasceva. Scorrono i millenni e questo assioma continua a sopravvivere sotto diverse forme. Si celebra oggi la festa degli innamorati e tramite loro si anima l'intera società: i romantici preparano una cena da sogno, i passionali si scambiano impazienti i loro baci, gli ispirati compongono poesie, gli anziani si abbracciano teneramente, i delusi piangono, i timidi si danno tormento. Tutti inebriati dal dio amore. Le conseguenze di questo sentimento sulle vicende umane sono talmente variegate che se dovessimo comprenderne la natura solo osservandone gli effetti sulla specie umana ne usciremmo terribilmente confusi. Qual è dunque la sua natura? Personalmente ritengo che la più azzeccata concezione di esso sia quella mitologica, secondo cui Eros è figlio di Mancanza e di Pienezza, Penia e Poros. Il mito suggerisce che Amore nasca dalla tensione che si crea tra due fattori antitetici, elementi di segno opposto e diverso potenziale. Amore quindi incarna il principio di compensazione che tende ad appianare gli eccessi e bilanciare gli opposti, riempie dunque la Mancanza e alleggerisce la Pienezza. Ecco che l'innamoramento diviene per gli uomini una difficile e complicata sfida: esso ci spinge sempre a confrontarci con il nostro contrario, trovare un nuovo equilibrio, fino al raggiungimento di una completezza. Ciò è motivo del variegato e imprevedibile affresco delle relazioni interpersonali.
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Danilo RizziPsicoterapeuta, scrittore Archivi
June 2022
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