A Natale siamo tutti più buoni? Nient'affatto. Anzi, a ben rifletterci siamo tutti più scontrosi, irritabili, distanti. E ciò accade non solo perché subiamo il burnout da acquisti, ma anche perché il più delle volte ospitare a cena certi antichi e generalmente distanti parenti, ricevere un messaggio di auguri inatteso da persone del passato, o non riceverne affatto, si rivela ogni anno una terribile tortura. Come se non bastasse l'armonia familiare della festa rischia di essere messa duramente alla prova dal proprio atteggiamento, e non vogliamo mica essere noi il guastafeste dell'anno con i suoi bronci e le sue paturnie, vero? E così deglutiamo, e tiriamo avanti, un altro anno. Non umiliamoci pensando di essere le uniche pecore nere, ciascuno custodisce il suo inferno, questa è la natura umana. E se invece di continuare a portare avanti la menzogna della bontà-uber-alles, almeno quest'anno, per queste feste, ci concedessimo la possibilità di riconoscere, perlomeno nella propria intimità, il diritto a nutrire sentimenti avversi o perché no, riconoscere in noi pensieri ed emozioni negative? So che non è facile perché ci è stato insegnato cosa è giusto pensare, dire, provare, e ci dimentichiamo della nostra componente oscura, quella composta dai sentimenti perversi, inaccettabili, malvagi, che, udite udite, fanno parte del repertorio di ciascuno di noi, persino del più candido. Non odiamoci per le nostre ombre, ma rispettiamoci per la nostra complicatezza.
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-E che differenza c'è con la psicoanalisi?
-Psicoterapia è il termine con cui si intende la cura dei disturbi psichici, psicoanalisi è un tipo di trattamento. Sai, ce ne sono diversi. Quest'ultimo è molto intrigante, funziona cosi: il paziente ingaggia il terapeuta per farne di lui il proprio simulacro del bene e del male, ammirarlo nelle fasi di luna di miele e maledirlo per le proprie ferite, ringraziarlo per i propri successi e odiarlo per le proprie colpe. Questo espediente (che si innesca inconsciamente) consente al paziente di sperimentare in un setting controllato e opportunamente ideato il marasma della propria vicenda esistenziale, portandola finalmente a risoluzione. - Un sacco da boxe potrebbe bastare allora, mi sembra più economico e per di più ti tiene in forma. -Diciamo che uno psicoanalista assomiglia per certi versi a uno Sparring Partner, non deve solo di incassare i colpi come un sacco, ma deve potenziare il partner, allenarlo, fargli notare i difetti nell'esecuzione, rendere più performanti i suoi colpi, ma anche insegnare a schivare i colpi, mostrargli i punti scoperti e le carenze nella propria difesa. -Si ma così non vince nessuno. Mentre i problemi fuori, quelli concreti, quelli rimangono. -I problemi fuori, come gli incontri, non li puoi vincere facendo combattere qualcuno al posto tuo, ma puoi arrivarci preparato e nella tua forma migliore, e magari scoprire che in realtà non hai più bisogno di ingaggiare alcuna lotta e non esiste alcun avversario. -Cosa è meglio assecondare, i propri istinti o la propria morale? L'Es o il Super-io?
-Potremmo dire che l'Es richiede un'appagamento cui difficilmente si può resistere poichè trae origine dai bisogni primari di sopravvivenza di ogni individuo: mangiare, lottare, accoppiarsi, dormire. Soddisfare il Super-io comporta invece l'appagamento di una serie di esigenze morali che appartengono ad una fase molto più recente dello sviluppo psichico, e che trae origine dal rapporto con i genitori e attorno al quale si plasma, e che quindi pertiene più alla dimensione estetica ed etica della vita, che a quella vitale. -Intendi dire che faccio meglio a rubare per sfamarmi, piuttosto che morire onestamente di stenti? -Esatto, diciamo che un Super-io inappagato non ti uccide, mentre un Es mortificato si. -Il Super-io quindi dipende dall'ambiente? -Quasi esclusivamente. Potremmo dire che il Super-Io è la forma introiettata del condizionamento sociale cui siamo sottoposti, in primo luogo in famiglia, fatto salvo quella percentuale di soggettività attraverso cui tutto transita. -Lo sapevo, la società viene a rompere le scatole fin dentro l'anima. -Non ci sono solo aspetti negativi, diciamo che, come per il contratto sociale di Rousseau, moderando ciascuno il proprio egoismo si rende più civile e giusta la vita collettiva. Un super-io tutela e vigila il tuo stare in società. -Chissà che non ci sia altra forma di piacere che trascenda gli istinti o la morale. Ci penso e ti richiamo - Certe persone riescono a complicare anche le cose più semplici, e non capisco perchè lo facciano.
- Un motivo c'è. Si chiama Principio di Realtà. Tutta la vita tende inesorabilmente a tornare lì da dove è venuta, cioè alla materia inanimata, come le onde del mare, dopo l 'apice della loro increspatura, a dissolversi nell'oceano. - E con ciò? Io mi riferisco ad altro, a quelle persone che devono raggiungere una destinazione, e invece che tirare giù dritti, si perdono in mille rivoli, senza concludere mai nulla. - Vedi, se queste persone raggiungessero immediatamente il loro obiettivo raggiungerebbero il loro stato di quiete. Tutta la vita tende alla quiete, ma le resiste con ostinazione, come quelle persone, e come fai anche tu. - Io? - Certamente. Rimandare gli appuntamenti della vita è ritardare il raggiungimento dello stato di inerzia. Ricordi quando eri bambinio e aspettavi i regali di Natale? La magia era tutta lì, nell'attesa che inebriava le giornate e alimentava il fuoco del desiderio. - Quindi mi stai dicendo che questo principio di realtà fa diventare le persone inconcludenti? - Diciamo che insegna loro a stare nel presente, a ritardare il culmine del piacere, un po' come nel sesso. - Ritardare il piacere per provarne di più. - Esatto. Sai come chiamò Freud il contrario di questa tendenza? Principio di piacere. - Detta così sembra controintuitiva: il piacere tende alla sua fine e la realtà che sfugge alla morte. - Ci siamo intesi. - Siete contorti voi psicologi |
Danilo RizziPsicoterapeuta, scrittore Archivi
June 2022
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